Publisher's Synopsis
Il tema della prova digitale e della sua universale pervasività costituisce l'attuale più grande complessità per il processo penale, che mette in crisi il rapporto tra dibattimento e contraddittorio nella formazione della prova.
La digital evidence rappresenta il risultato la cui "accettabilità" non è legata al fine, ma risiede unicamente nel metodo, quello della digital forensics. Un processo di prova digitale viziato nel metodo non potrà che portare ad un risultato abnorme nel merito: abnormità cognitiva prima ancora che giuridica.
In questa trattazione, con visione sistemica e dettaglio pratico, si percorre passo passo la dimensione digitale dei mezzi di ricerca della prova, l'apparente ripetibilità degli accertamenti tecnici, l'indispensabilità del captatore e le sue insidie irrisolte, la crittografia inevitabile e il progressivo, mimetico e carsico utilizzo dell'intelligenza artificiale nella prevenzione e nella giustizia; per poi guardare alle complessità operative della dematerializzazione della giurisdizione di fronte alla prova digitale, transnazionale e deterritorializzata.
Con oltre mille citazioni tra sentenze (italiane, sovranazionali ed estere), dottrina e riferimenti normativi, con lente comparatistica, si percorre una riflessione puntuale, anche alla luce della sentenza della Corte Costituzionale n. 170 del 2023, delle sentenze "gemelle" delle Sezioni Unite, n. 23755 e 23756 del 29 febbraio 2024 e della sentenza della Corte di Giustizia UE del 4 ottobre 2024 (causa C-548/21), fino ad una prima analisi del disegno di legge sull'intelligenza artificiale C. 2316 e della proposta di legge sulla digital forensics C. 1822 (Zanettin-Bongiorno), entrambi in corso di esame in commissione alla Camera da aprile 2025.