Publisher's Synopsis
Un gruppo di conoscenti decide di condividere una vacanza volutamente spoglia di agi e conforti. Lo scopo è quello di recuperare il contatto con la natura, irrimediabilmente compromesso dal vivere in città. Meta della vacanza è un'isola del Mediterraneo, fuori dalle rotte più praticate dal turismo di massa e anche da quelle divenute tristemente note a causa di tragiche trasmigrazioni.
Ritrovatisi in comitiva eterogenea con scarsa conoscenza reciproca, gli amici decidono per gioco di darsi nomi da Dei, sperando che così facendo possano provare a esistere come se non ci fossero ostacoli o limitazioni di tempo.
Nell'antica Grecia era prerogativa degli Dei esistere senza doversi preoccupare degli affanni che affliggono l'umanità. Gli umani dovevano erigere templi, ricorrere a sacrifici e complesse liturgie per ingraziarsi la loro benevolenza. I nostri tempi, più restii a riconoscere privilegi ultraterreni a chicchessia, sarebbero inclini a permutare dagli Dei la stessa arrogante indifferenza, sottovalutando il fatto che non si è Dei e che quegli affanni sono drammaticamente reali.
Si risponde con irresponsabile leggerezza a problemi che richiederebbero se non un impegno militante nei confronti del proprio esistere, almeno un po' di riflessione. D'altronde lo scricchiolare di solidi convincimenti non aiuta a procurarsi sistemi di riferimento per agevolare il compito di decidere cosa fare per correre ai ripari.
La vacanza finisce lasciando senso di incompiuto. Il dubbio che possa essere stata un'occasione di benessere che si sarebbe potuto sfruttare meglio si fa strada nell'animo del gruppo, ma solo in modo fugace, per abitudine al lieto fine. Se non si hanno definitivi sistemi di riferimento anche il giudizio espresso su sé e sugli altri rimane sospeso nel divino convincimento che qualsiasi cosa possa essere ammissibile e concessa.