Publisher's Synopsis
Parole come acqua che ogni dì riempie il bicchiere, temperata e intonata alla Luce del Cielo, sono quelle che sgorgano naturalmente e servono per tutta la vita. Così dice Chuang Tzu delle parole sue proprie. Spontaneità, grazia semplice, profondità fluida, limpidezza in cui l'occhio penetra senza giungere in fondo. Però delle parole come tali volentieri farebbe a meno: trovassi un uomo che dimentica le parole per parlare con lui!. A chi si avvicina a Chuang Tzu con i pregiudizi dei sistemi e delle tradizioni, e la presunzione del sapere, facilmente può capitare come al filosofo Kung Sun Lung (in La rana della fonte), quando disse al principe Mau, amico di Chuang Tzu: le parole di Chuang Tzu mi hanno sconcertato e sorpreso enormemente. Non so se egli non è capace di esprimere correttamente il suo pensiero, o se la mia intelligenza non può seguirlo. - Chuang Tzu risponde il principe, ora pianta i suoi piedi nell'inferno, e ora si leva alle più alte cime del cielo. Non conosce nè sud nè nord; si lancia liberamente in ogni direzione, e si perde in profondità insondabili. Parte dall'abisso più oscuro e ritorna alla più chiara intelligibilità. Il pensiero suo è tutto una fioritura ed esemplificazione del pensiero di Lao Tze suo gran maestro. Lao Tze lo chiuse nel famoso Tao Te Ching che nonostante la oscurità propria e quella venutagli dai danni del tempo è bene lucido e intellegibile; sono poco più di cinquemila parole, un'ottantina di brevi capitoli in versi; in essi nessuna parabola, nessun aneddoto: son puro pensiero, profondo come il cielo, pervaso da un contenuto ardore sperimentato e schiarito in una lunga vita oscura: una Via di vita di chi poggia nel mondo della realtà con occhi chiari aperti e la passa sino alle profondità dove l'uomo che vi giunge è felice. Cardine di questo mondo spirituale è il Tao, che originariamente significa Via (e dice a proposito Chuang Tzu che Tao è una metafora), e viene a dire - per intenderci - Logo, il Logo di Eraclito, l'Uno, Dio, l'Uno di Parmenide, l'Uno o Dio di Bruno, il Dio di Goethe; e la dottrina di Dio. Il Tao che può essere calcato non è il Tao che dura e non muta. Il terreno che non si calca è quello che fa buono il terreno su che poggiamo: l'apparentemente inutile è il vero utile e buono. Il Tao è invisibile e immenso, sostegno e ragione di ogni cosa; a penetrare il suo mistero bisogna spogliarsi di ogni desiderio, altrimenti non se ne tocca che l'orlo. Pensiero che è la grande esperienza di Goethe - chi ama rettamente Dio non deve richiedere che Dio lo riami - nel contatto col suo primo con Spinoza, il maggiore avvenimento nella sua vita spirituale. Amare senza attendere ricambio: è principio fondamentale in Lao Tze. Tao è il mistero, e dove il mistero è più profondo c'è la porta di ciò che è più sottile e meraviglioso. Le forme (idee platoniche) vengono dal Tao; ma chi può dire la natura del Tao? Sfugge ai sensi, sfugge al pensiero; e in esso le forme durano. Com'è ora fu una volta. Le cose per lui da lui nel loro brillante ammanto (la göthiana viva veste di Dio) procedono in eterno. Tao veste ogni cosa e non presume di esserne il signore. Può essere indicato nelle più vili cose (come in Dov'è il Tao di Chuang Tzu, che rammenta così vivamente il Bruno dello Spaccio e della Cena), può essere indicato nelle cose più alte. In lui riposo, in lui pace. La musica fa fermare il passante; ma sebbene il Tao sembri insipido e inodore, il suo uso è inesauribile. - Chi mi dice che è così? Questo, cioè questo Tao stesso che è in me (come nelle Upanisad l'Atman che è in Brama). La legge del Tao è essere ciò che è. Nel suo regolare corso e svolgimento non opera con particolare proposito, e non c'è nulla ch'egli non faccia (nulla fa e fa tutto). Lo sviluppo avviene attraverso i contrari; l'unità si esplica nell'armonia dei contrari: è il pensiero di Eraclito e di Bruno. Il Tao vuole la semplice vita: la più prossima a